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Trekking alle finestre delle Alpi Apuane con notte in bivacco.

ESCURSIONE AL PASSO DELLE PECORE E NOTTE NEL BIVACCO K2 IN VALSERENAIA.
Trekking alle finestre delle Alpi Apuane con notte in bivacco.

ESCURSIONE AL PASSO DELLE PECORE E NOTTE NEL BIVACCO K2 IN VALSERENAIA.

Km= 7

Dislivello= +690 m ; - 310 m 

Intro:

Le Alpi Apuane, situate nel cuore della Toscana, sono una catena montuosa di straordinaria bellezza, celebre per le sue imponenti cime calcaree e il pregiato marmo bianco di Carrara. Queste montagne offrono una vasta rete di sentieri escursionistici che attraversano paesaggi selvaggi e spettacolari, passando per creste affilate, valli profonde e grotte carsiche. Tra le cime più amate dagli escursionisti si trovano il Monte Pisanino e il Pizzo d’Uccello entrambe affacciate sulla Val Serenaia.

Questa escursione permette di godere di alcune delle vedute più spettacolari del Parco come quella sul Pizzo D’uccello e quella dal Passo delle Pecore, con una vista mozzafiato direttamente sul mare, infine si potrà dormire nel bivacco giallo incastonato tra queste vette o al rifugio Orto di Donna. 

bivacco K2, foto di Thomas Tinti

Descrizione

La Val Serenaia è una valle situata nella catena settentrionale delle Alpi Apuane in Toscana. Dalla ripida strada di montagna, oltre la cittadina di Aulla, si inizia a salire attraversando piccoli paesi arroccati attorno ad antiche torri medievali, come il bellissimo borgo di Minucciano. La strada sembra infinita e pare quasi non arrivare mai da nessuna parte di preciso, una sottile linea serpentina tra le faggete autoctone del nostro Appennino. Di colpo, ecco che si apre davanti agli occhi l’incredibile vetta del Pizzo d’Uccello e, poco dopo, anche il parcheggio del rifugio Valserenaia. Noi proseguiamo per un paio di tornanti e raggiungiamo finalmente il nostro luogo di partenza: il Rifugio Donegani. Un ampio parcheggio all’ombra è affiancato dal bellissimo rifugio, che apre le sue finestre davanti all’imponente Re delle Apuane, il monte Pisanino. Da qui si scorge tutta la sua maestosità, il profilo sottile della cresta e la sottostante vetta della Bagola Bianca.

camminatori sulla Bagola Bianca (foto di Dario Ruggeri)

Iniziamo a camminare lungo la strada di cava segnata con il sentiero n. 187. Dopo il primo tornante, sulla destra, il sentiero si inerpica nella faggeta, dando inizio a una lunga ma appagante salita nel bosco. In circa un chilometro si sale di circa 250 metri attraverso questo primo vero e proprio “sentiero apuano”. Si seguono i segni rossi e bianchi del CAI tra alberi e composizioni rocciose, che permettono di godere sempre di più della vista sul Pisanino, il monte più alto di tutto il parco con i suoi 1946 metri. Con passo allenato si arriva alla fine del bosco in circa mezz’ora: gli alberi cedono spazio alla roccia, e quando si raggiunge la Foce di Siggioli per la prima volta, si resta senza parole. La stanchezza scivola via dalle gambe, lasciando il posto allo stupore.

Davanti agli occhi si apre il vallone dei Cantoni di Neve Vecchia, sormontato dalla vertiginosa parete nord del Pizzo d’Uccello. Questa parete è un’immensa verticale di roccia alta oltre 700 metri. La vetta del Pizzo è affilata, un balcone sopra il vuoto. Questa parete ricorda le grandi montagne dolomitiche, eppure ci troviamo nel cuore del dolce Appennino. Su questa roccia è stata scritta la storia dell’alpinismo. Una grande impresa compiuta da Nino Oppio e il suo compagno di cordata, Colnaghi nel 1940, ha portato i due piemontesi ad aprire una via di ventun tiri di cordata dalla base del vallone fino alla vetta. Oggi, alpinisti di tutto il mondo raggiungono la Foce di Siggioli nel cuore della notte per poi iniziare la scalata con le prime luci del mattino.

Ci sentiamo piccoli, come quando si entra all’interno di una cattedrale gotica. Lasciamo la grande parete nord per dirigerci verso la Foce del Giovetto, sotto il versante sud del Pizzo d’Uccello. Si segue per questo secondo tratto di cammino il sentiero numero 181. Il sentiero risulta molto avventuroso: si costeggia il versante salendo e scendendo spesso su una traccia a mezzacosta. Si aprono vedute incredibili sul Pisanino, che da questa quota (1300 m) appare ancor più maestoso.

Pizzo D'uccello

Si passa sotto la Torre del Diavolo (un pinnacolo di roccia del Pizzo d’Uccello) risalendo un centinaio di metri su roccia molto ripida. Una solida catena aiuta a superare questa ultima scala naturale, fino a raggiungere la Foce di Giovetto, a circa un’ora dalla precedente Foce. Un meritato riposo dopo la fatica di quest’ultimo tratto di sentiero davvero apuano!

Thomas ed Io sotto alla parete nord del Pizzo d'uccello

Davanti a noi si dipinge un nuovo quadro. A destra si trova la parete sud del Pizzo d’Uccello, completamente diversa dal suo lato nord. Da qui si può salire in vetta tramite la via Normale, un sentiero al limite tra EE e alpinismo facile, da percorrere solo con esperienza e con casco. Si risale la frastagliata parete superando facili salti di roccia, aiutandosi molto con le mani. La vetta merita davvero la sua ascesa. 

Noi godiamo della vista della seconda vallata aperta sotto ai nostri piedi; in fondo sorge il paesino di Vinca, una costellazione di casupole nel cuore del Parco, ai piedi del bellissimo monte Sagro, con la sua croce sottile visibile in cima alla vetta. Decidiamo che sarà questa vista a farci compagnia durante il pranzo.

Pisanino

Con il bel tempo queste montagne regalano panorami mozzafiato. Davanti a noi, oltre il confine delle Alpi Apuane, si apre la catena innevata dell’Alpe di Succiso: una ciliegina sulla torta per completare questa opera d’arte naturale. Seguendo sempre il sentiero 181 si raggiunge in poco tempo la Foce di Giovo. Si cammina tra pinnacoli di roccia e radi boschi.

Siamo a quota 1500 metri e iniziamo a scendere sul sentiero 179 per circa 2,5 km. Questo sentiero è interamente nascosto nel bosco. Un semplice percorso rilassante e molto riflessivo, avvolti solo dal silenzio degli alberi immobili nel freddo inverno. Incontriamo qualche centimetro di neve ghiacciata, residuo di precedenti nevicate. In questo caso i bastoni da trekking e i ramponcini sono davvero utili per camminare in sicurezza. 

Lentamente progrediamo lungo questo sentiero, l’unico suono che si ascolta è quello dei nostri scarponi che sprofondano nella neve. Non ci sono impronte davanti a noi, siamo i primi a percorrere questo angolo di montagne. Questa solitudine rende il camminatore speciale, privilegiato: si è soli e piccoli davanti a qualcosa di enorme e immortale. Dopo un’ultima curva stretta, il bosco si fa meno rado e, tra i tronchi spogli, compare la sagoma di un grande rifugio. Siamo giunti all’Orto di Donna.

sentiero verso Foce di Giovo

Il rifugio, nato ai piedi del Pisanino e sotto l’ombra del Monte Contrario (1788 metri), durante i mesi estivi è un crocevia per i camminatori. Da qui si snodano tutti i percorsi principali della Val Serenaia. Questo rifugio è anche l’arrivo della prima tappa dell’alta via del Parco. Da qui si può proseguire lungo il versante del Monte Cavallo fino a raggiungere il Monte Tambura e quindi la Garfagnana, oppure si può salire sul Pisanino tramite la via normale. Oltre la faggeta, appena attraversata, si innalza il Monte Grondilice con la sua vetta severa e aspra, detentore di un grande segreto.

L’inverno accorcia le giornate: appena il sole scende dietro un rilievo, il ghiaccio si fa di nuovo forte e il freddo entra nelle ossa. Decidiamo così di seguire gli ultimi raggi di calore. Sopra i nostri occhi si apre la cresta del Monte Contrario: un imponente massiccio di roccia. Il rifugio Orto di Donna si trova nel cuore delle montagne e a un passo dal mare, ma bisogna affrontare un’ultima fatica.

Si segue una traccia di sentiero proprio sopra il rifugio, una breve ma faticosa salita! I passi si fanno sempre più ampi e frettolosi: quel fascio di luce ci chiama più del riposo. In circa 20 minuti siamo ormai sul filo della cresta e, come per la Foce di Siggioli, anche in questo caso si rimane a bocca aperta. Il famoso Passo delle Pecore (1611 m). Uno stretto valico di montagna, ma che permette di sostare affascinati tra il Monte Contrario e il Grondilice.

passo delle Pecore, sotto al monte Contrario

Davanti si apre il vertiginoso versante delle Piastre degli Alberghi, fino a scorgere in fondo alla vallata Forno. Sulla destra si può osservare l’impressionante ferrata del Monte Contrario. Verso sud, continua la catena delle Alpi Apuane con le sue curve slanciate e i profili affilati. Lungo quelle creste prosegue la Grande Traversata del Parco. La luce del sole, mentre scende, illumina a fasci alcuni versanti, dipingendoli con sfumature di rosso.

A ovest, invece, ecco il mare: la costa della Versilia con le cittadine di Forte dei Marmi e Carrara. L’orizzonte, da così in alto, si confonde in lontananza con il cielo. Quasi invisibile, come un fantasma, ecco un profilo biancastro comparire tra le nuvole e il mare: la Corsica con la sua estremità più occidentale.

Così, in modo quasi paradossale, camminare sulle Apuane è come camminare sul mare. Le montagne dell’acqua, dalle loro grotte nascoste al Tirreno che quasi le tocca come fossero un’isola.

Passo delle Pecore (Orto di Donna)

Dopo una meritata pausa al tramonto, si riscende fino al rifugio per poi svoltare a destra sul sentiero 179 in direzione della Foce di Cardeto. Bastano pochi minuti: si supera un torrente secco con grandi pietre e si raggiunge una radura nel bosco. Un piccolo capanno giallo si affaccia su un balcone con vista sul Pisanino: il Bivacco K2, nato nel 1962 e recentemente ripristinato. Il suo nome è dedicato a Ubaldo Rey, membro della spedizione italiana che nel 1954 conquistò il monte K2.

Al suo interno si trova una stufa economica a legna, utilizzabile anche per cucinare, e due letti a castello con quattro posti letto. La vista e la piccola radura rendono questo luogo accogliente e perfetto per la notte. Non resta che iniziare a cercare legna e preparare la cena. Nessuna nuvola in cielo: tra i rami dei faggi si apre un cielo luminoso e brillante, impossibile non fermarsi ad ammirare qualche stella, l’ultimo vero panorama di questa giornata.

L’alba su queste montagne è emozionante. Lentamente si illuminano le vette, per poi tingersi di colore anche i versanti. Firma sul libro del rifugio e un caffè fumante ai piedi del Pisanino. Ultimo saluto a queste bellissime montagne e si riprende a camminare.

Il rientro diretto all’auto lasciata al rifugio Donegani è possibile tramite due alternative: si può camminare per quasi 3 km lungo il sentiero 180, che inizia dal rifugio Orto di Donna, oppure si può scendere tramite la via di Cava (più noiosa e monotona), che parte anch’essa dal rifugio. Entrambe le opzioni portano direttamente alla strada del rifugio.

Quando ci allontaniamo, scendendo dalla strada lunghissima di Minucciano, osserviamo silenziosi la grande parete nord del Pizzo, ora si riconosce con sicurezza. Sicuramente non è un addio, ma un saluto: il seme dell’Apuanismo ci riporterà presto tra queste montagne di marmo.

 

Uscita con il grande Thomas Tinti del 27\12\24.

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